Dialogo o fumo negli occhi?

Pubblicato il da antonio_montanari

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Se la cultura costituzionale della nostra classe politica fosse ben salda, non si starebbe tanto a discutere della necessità di «dialogo» fra maggioranza ed opposizione.

L’art. 67 della nostra Carta recita: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Il candidato eletto nelle liste di un partito, nel momento in cui entra a far parte delle Camere non vi appartiene più, ma assume la funzione di tutore degli interessi collettivi o comuni. In questo contesto, il dialogo sta nella pratica dell’ ordinario confronto parlamentare.

Per muovere le acque o gettare fumo negli occhi, si inventa la necessità di «dialogo» su certe riforme, come quelle cosiddette istituzionali. Si compie un’operazione inutile nella sostanza, ma vantaggiosa partiticamente (e non politicamente). Il dialogo è nella natura della vita parlamentare, secondo la Costituzione.

Quindi quando il presidente del Consiglio urla, come ha fatto di recente, che non può esservi dialogo con “questa” opposizione, recita un copione che non rispetta il dettato costituzionale, violandone spirito e forma.

Ma di ciò nessuno parla tra i politici non governativi, tranne uno solo, perché si ritiene che l’etichetta del dialogo, anche se strappata platealmente dal premier, possa tornare utile in futuro alla minoranza silenziosa. Che oggi inghiotte il boccone amaro sperando di poter sputare il rospo in futuro.

Per la Costituzione, sui problemi da affrontare e risolvere, c’è soltanto quanto imposto dall’art. 67. Non questo rituale deprimente e non rispettoso della legalità repubblicana. Deputati e senatori non hanno «vincolo di mandato», cioè non rappresentano più gli interessi di chi li ha eletti.

Purtroppo l’involuzione giuridica della politica italiana, porta a constatare come la maggioranza oggi sia costretta ad agire in Parlamento non tanto per vincolo degli elettori, ma per vincolo di chi ha proposto i candidati eletti. Fuori dai giri di parole: le liste bloccate grazie alla legge elettorale (definita una «porcata» da chi l’ha generata), hanno permesso a Berlusconi di scegliersi uomini e donne di fiducia che ora agiscono ovviamente per difendere gli interessi del loro stesso patron.

Noi così assistiamo al pericoloso tentativo di trasformare un’assemblea legittimamente eletta in uno strumento di azione illegittima contro la Costituzione.

[Questo testo è pubblicato oggi da "Corriere Romagna".]

[Anno III, post n. 204 (581), © by Antonio Montanari 2008]

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