Boffo si dimette. Feltri ammette

Pubblicato il da antonio_montanari

Boffo si dimette. Feltri ammette (copiando) che ci sono di mezzo "cassetti curiali". La guerra in casa Berlusconi contro "Repubblica", dai dossier di cui racconta Luca Telese alla denuncia (estesa anche all'Unità)

Repubblica_preti


Alla radio, ieri, Vittorio Feltri ha rivendicato tutta l'operazione architettata contro il direttore di "Avvenire" (dimessosi oggi): "Noi non abbiamo pubblicato alcuna velina, ma un documento di condanna. Se c'è una velina è stata diffusa dal Vaticano".

Poi ha precisato che l'idea non è sua, ma di Stefano Cappellini il quale, su "il Riformista", ha scritto, sempre ieri 2 settembre: "E che la velina provenga da un cassetto curiale è ormai qualcosa più di una ipotesi".
La definizione di "cassetto curiale" è perfetta. (Il titolo del pezzo di Cappellini è "Il Papa e il Papi". Abbiamo scritto il 16 agosto un post, "Da papi a papa".)

Sin dall'inizio della vicenda di Dino Boffo, abbiamo sostenuto che soltanto da Oltretevere potevano giungere certi  input per attacchi contro chi (come lui) si era permesso di criticare il cavaliere.

Feltri (anzi Cappellini) conferma ciò che l'evidenza dei fatti e la logica deduzione che ne derivava, facevano intravedere chiaramente: ovvero l'esistenza di uno zampino "diabolico" che aveva mosso certi monsignorini ad architettare il piano messo poi in atto da Feltri.

Feltri era stato appena richiamato a "il Giornale" non per scrivere di letteratura o di sport, ma soltanto per distruggere gli avversari di Berlusconi. Il quale, su altri versanti, ha scelto la via giudiziaria (con le richieste di danni a "Repubblica" e "Unità").

L'analisi dei rapporti fra Stato e Chiesa, in riferimento alla vicenda di Boffo, è stata ieri compiuta in maniera esemplare da due illustri firme del "CorSera", Vittorio Messori ed Alberto Melloni.

Il tradizionalista Messori scrive apertamente che la Chiesa di Roma ha dimenticato la virtù della prudenza. A Boffo, dopo la sentenza del 2004, doveva essere chiesto "di defilarsi, assumendo altre cariche, meno esposte a ricatti e a scandali".

Messori è un perfetto conoscitore della macchina vaticana. Dire questo non significa condividerne le posizioni teologiche, sulle quali invece divergiamo totalmente. Ma significa qualcosa che l'ultra-conservatore Messori addirittura citi Plutarco per ricordare ai suoi "monsignorini" che sulla moglie di Cesare non possono esistere "ombre, pur se inventate".

Melloni, storico della Chiesa con tanto di cattedra universitaria, usa il termine "imboscata alla Chiesa" a proposito di Feltri, introducendo una lunga ed accurata disamina dei rapporti fra classe politica odierna ed il Vaticano di Ratzinger (e Bertone).

Interessante è la ricostruzione dei rapporti fra religione romana e Lega lombarda, passata dal dio Po che "faceva ridere" alla "ambizione di Bossi di presentarsi in Vaticano come padrone del Lombardo-Veneto".

Melloni ha due osservazioni che meritano di essere sottolineate, per non chiudere sin da ora il discorso sulla "oscura vicenda" di Boffo, e per non ridurla al solo protagonista evidente, Berlusconi.

C'è "un allarme di cui non si riesce a giudicare la portata", ci sono "episodi che si possono sdrammatizzare solo con una lucidità che manca a tutti".

Aiuta a comprendere il senso di queste parole l'editoriale apparso su "Repubblica" il primo settembre, a firma di un altro storico, Adriano Prosperi. Che cita un recente volume di Roberto Pertici sui rapporti fra Chiesa e Stato dal 1914 al 1984.

Anche Prosperi parla della Lega: "Oggi un partito che ieri vantava il suo paganesimo e adorava le acque del Po si offre come il vero partito cattolico...". E qui ricorda l'illustre precedente del Mussolini ateo "che sfidava la folgore di Dio dal pulpito".

Tutto ciò dimostra che la situazione grave in cui il nostro Paese è precipitato per colpa di Berlusconi, ha non felici prospettive anche per la lotta di Bossi per prendere il posto del cavaliere. I discorsi di Fini, come quello drammatico di ieri incentrato sull'evidenza del "killeraggio contro le persone", servono a ben poco. Il suo potere contrattuale sul piano elettorale è quasi nullo. Può ricevere applausi o battute ironiche come quella di chi lo definisce il futuro segretario del Pd. Ma la sostanza dell'involuzione politica italiana non può essere fermata da quelle buone intenzioni di cui una volta si diceva che erano lastricate le strade dell'inferno.

Tre considerazioni finali.

Nel ricordato nostro post "Da papi a papa", avevamo scritto il 16 agosto: "Il papi napoletano, considerandosi molto vicino al papa, disprezza la periferia dei parroci dissidenti. E definisce, teologicamente, una bugia ogni pensiero discordante dal suo, che è Assoluta Verità come quella pronunciata ex cathedra dal pontefice romano".

Sul "CorSera" di oggi G. A. Stella smentisce il titolo attribuito da Berlusconi allo stesso giornale del 2 settembre 1939, "Fantastica operazione umanitaria".

Su "Repubblica" di oggi, G. D'Avanzo ci ricorda che Luca Telese, da poco uscito da "il Giornale" di Paolo Berlusconi, ha pubblicamente raccontato di dossier e schifezze già pronte in quel quotidiano contro giornalisti di "Repubblica" e loro parenti.

Fonte foto, "Repubblica".


[03.09.2009, anno IV, post n. 251 (971), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]

Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
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